Cosa ricevereai con l’adozione

  • Attestato di adozione
  • Targhetta con il tuo nome
  • Aggiornamento costante sulle fasi di crescita del tuo ulivo
  • Un ulteriore omaggio in relazione alla tipologia di adozione selezionata

Piantone di Mogliano

Curiosità

Giuseppe Carnili, un appassionato memorialista di Mogliano, nel 1700 descrive dettagliatamente la coltivazione di questo albero di ulivo. Come varietà si trova soprattutto nella provincia di Macerata e Fermo, anche ad altitudini superiori ai 600 m s.l.m.. 

Descrizione della pianta

Il suo nome è un inganno, infatti le sue piante sono poco vigorose con una chioma poco voluminosa per la quale viene detta anche “oliva riccia”. Le sue foglie sono strette e allungate. È una pianta poco sensibile al freddo e alla siccità e può essere mediamente compromessa dalla rogna e dalla mosca.

L’olio

L’olio di questa varietà ha un fruttato medio-leggero, tendenzialmente dolce. Il colore è giallo oro.

Frutto

Le sue olive sono medio-grandi e assomigliano ad un piccolo limone, da cui deriva l’altro sinonimo di “limoncella”. Il colore delle olive varia dal verde chiaro al rosso violaceo.

CO2 assorbita

Circa 120 kg/pianta all’anno a pieno regime

Resa in olio

Elevata

Esaurito

Cosa succede una volta che hai adottato un ulivo?

Ricevi il certificato omaggio

Tu o la persona cara riceverete via email il certificato di adozione. Potrete passare da noi a ritirare l’omaggio e approfittare dell’occasione per una salutare passeggiata nel bosco

Segui / monitora l’uliveto

Periodicamente riceverai informazioni sull’ulivo che hai adottato e sulle attività che conduciamo in oliveto e nel bosco

Partecipa

Ti inviteremo a partecipare alla giornata di raccolta delle olive dedicata ai nostri sostenitori e ad altre iniziative speciali come picnic, passeggiate, degustazioni, immersioni forestali

Perchè adottare un ulivo?

Impatto sulla biodiversità

Un uliveto nel quale sono presenti più varietà autoctone di ulivi garantisce maggiore biodiversità e migliore resistenza ai cambiamenti climatici e agli attacchi dei parassiti.

Nel bosco millenario della Selva di Castelfidardo si è creato un sistema di relazioni tra fauna e flora del tutto unico; la prossimità dell’uliveto favorisce l’ampliamento della fascia di protezione della fauna locale (mammiferi, avifauna, anfibi, rettili e insetti impollinatori). Siepi e aree incolte garantiscono riparo per queste specie, dove trovano le condizioni favorevoli per riprodursi e prosperare.

Gli uliveti così coltivati rappresentano dei veri e propri “corridoi ecologici” per la fauna selvatica che li percorrono dal fiume Musone fino agli Appennini.

Progetto di agricoltura biologica e paesaggistica

L'uliveto della Selva di Castelfidardo viene coltivato secondo i principi dell’agricoltura biologica: lasciando il terreno non lavorato per favorire la crescita di erbe e fiori spontanei. L’obiettivo è proteggere il suolo dall’erosione e dal dilavamento e creare i presupposti per la vita a tutti i tipi di fauna.

Una funzione analoga hanno le siepi che circondano e attraversano l’uliveto: creano riparo per gli animali e fungono da recinzione per l’area coltivata.

La gestione dell’uliveto a conduzione biologica è svolta dalla Selva Cooperativa Sociale. Il lavoro è una continua fonte di formazione per i suoi collaboratori. I lavoratori della cooperativa si impegnano a divulgare e promuovere nel territorio forme di coltivazione a basso impatto ripercorrendo la storia del legame tra uomo e agricoltura. 

Il valore aggiunto dell’agricoltura paesaggistica nella società.

Per la sua conformazione e metodo di coltivazione il nostro uliveto è anche uno spazio ricreativo in cui passeggiare, passare del tempo in tranquillità e all’aria aperta. Le coltivazioni tradizionali intensive, infatti non permettono questa possibilità poiché rappresentano invece delle aree a rischio per la nostra salute.

Perché l’ulivo?

Piantare un uliveto durante una crisi climatica, significa fare la differenza. Si stima che un ettaro di uliveto a conduzione biologica riesca ad assorbire 15,5 tonnellate di CO2 in un anno, a differenza di un sistema colturale tradizionale che ne stocca solamente 10 tonnellate; è inoltre una pianta tollerante gli stress idrici, attenta ai consumi, che riesce a gestire efficacemente le proprie risorse.