Cosa ricevereai con l’adozione

  • Attestato di adozione
  • Targhetta con il tuo nome
  • Aggiornamento costante sulle fasi di crescita del tuo ulivo
  • Un ulteriore omaggio in relazione alla tipologia di adozione selezionata

Raggia

Curiosità

È una varietà tipica delle Marche che viene chiamata anche “mandolina” per il tipico sentore di mandorla del suo olio.
È diffusa nella provincia di Ancona, in particolare nei Comuni di Ostra, Monte S. Vito, Morro d’Alba. È abbastanza sensibile al freddo e alla rogna.

Descrizione della pianta

Si tratta di una pianta molto vigorosa con una chioma voluminosa e parecchio ramificata. Le sue foglie sono grandi e larghe e le fioriture allungate.

L’olio

L’olio di questa varietà è di colore tendenzialmente giallo e al gusto è mediamente fruttato con sentore di mandorla verde.

Frutto

l’oliva è di media grandezza con forma ovale allungata e asimmetrica, di colore dal verde-chiaro al nero violaceo più o meno intenso

CO2 assorbita

Circa 120 kg/pianta all’anno a pieno regime

Resa in olio

medio-elevata

  • Dai un nome all’ulivo che vuoi adottare

  • Scegli il livello di adozione

    In base al livello di adozione che sceglierai potrai sostenere il progetto e ricevere un omaggio personalizzato che potrai ritirare direttamente presso la sede della Fondazione Ferretti

  • E' un regalo?

Cosa succede una volta che hai adottato un ulivo?

Ricevi il certificato omaggio

Tu o la persona cara riceverete via email il certificato di adozione. Potrete passare da noi a ritirare l’omaggio e approfittare dell’occasione per una salutare passeggiata nel bosco

Segui / monitora l’uliveto

Periodicamente riceverai informazioni sull’ulivo che hai adottato e sulle attività che conduciamo in oliveto e nel bosco

Partecipa

Ti inviteremo a partecipare alla giornata di raccolta delle olive dedicata ai nostri sostenitori e ad altre iniziative speciali come picnic, passeggiate, degustazioni, immersioni forestali

Perchè adottare un ulivo?

Impatto sulla biodiversità

Un uliveto nel quale sono presenti più varietà autoctone di ulivi garantisce maggiore biodiversità e migliore resistenza ai cambiamenti climatici e agli attacchi dei parassiti.

Nel bosco millenario della Selva di Castelfidardo si è creato un sistema di relazioni tra fauna e flora del tutto unico; la prossimità dell’uliveto favorisce l’ampliamento della fascia di protezione della fauna locale (mammiferi, avifauna, anfibi, rettili e insetti impollinatori). Siepi e aree incolte garantiscono riparo per queste specie, dove trovano le condizioni favorevoli per riprodursi e prosperare.

Gli uliveti così coltivati rappresentano dei veri e propri “corridoi ecologici” per la fauna selvatica che li percorrono dal fiume Musone fino agli Appennini.

Progetto di agricoltura biologica e paesaggistica

L'uliveto della Selva di Castelfidardo viene coltivato secondo i principi dell’agricoltura biologica: lasciando il terreno non lavorato per favorire la crescita di erbe e fiori spontanei. L’obiettivo è proteggere il suolo dall’erosione e dal dilavamento e creare i presupposti per la vita a tutti i tipi di fauna.

Una funzione analoga hanno le siepi che circondano e attraversano l’uliveto: creano riparo per gli animali e fungono da recinzione per l’area coltivata.

La gestione dell’uliveto a conduzione biologica è svolta dalla Selva Cooperativa Sociale. Il lavoro è una continua fonte di formazione per i suoi collaboratori. I lavoratori della cooperativa si impegnano a divulgare e promuovere nel territorio forme di coltivazione a basso impatto ripercorrendo la storia del legame tra uomo e agricoltura. 

Il valore aggiunto dell’agricoltura paesaggistica nella società.

Per la sua conformazione e metodo di coltivazione il nostro uliveto è anche uno spazio ricreativo in cui passeggiare, passare del tempo in tranquillità e all’aria aperta. Le coltivazioni tradizionali intensive, infatti non permettono questa possibilità poiché rappresentano invece delle aree a rischio per la nostra salute.

Perché l’ulivo?

Piantare un uliveto durante una crisi climatica, significa fare la differenza. Si stima che un ettaro di uliveto a conduzione biologica riesca ad assorbire 15,5 tonnellate di CO2 in un anno, a differenza di un sistema colturale tradizionale che ne stocca solamente 10 tonnellate; è inoltre una pianta tollerante gli stress idrici, attenta ai consumi, che riesce a gestire efficacemente le proprie risorse.